Monastero Santa Chiara

Correggio

La storia della fondazione del monastero di Correggio si lega alle vicende di quello di Spilamberto, feudo dei marchesi Rangoni, e vede in Pellegrina Piva la sua intrepida iniziativa.

Nata nel 1633, rimasta vedova dopo pochi anni di matrimonio e senza figli, decise di donare tutti i suoi averi ai poveri per vivere di elemosina e cosi si reca a Padova dove vesti l’abito di ‘terziaria francescana’ col nome di Sr. Angelica Maria di S. Francesco.

Pellegrino prima a Venezia, poi a Roma dove incontra papa Clemente IX, e ne ricevette la benedizione; durante il viaggio di ritorno ebbe l’occasione di visitare i luoghi francescani del Centro Italia; giunta poi a Ferrara, si unì ad alcune donne che professavano la regola del Terz’ Ordine Francescano.

Sr. Angelica, sognava di aprire una sua fondazione e trovò l’appoggio della contessa Daria Codebò vedova del conte Ottonelli di Fanano nel Frignano; presso di lei visse per alcuni anni, ma non poté realizzare il suo desiderio a causa dell’ostilità dei fananesi.

Alla morte della contessa si trasferì prima a Sestola, dove si unirono a lei alcune giovani compagne e poi a Vignola; lì si guadagnò l’appoggio di alcune generose famiglie le quali l’aiutarono a prendere dimora con le sue compagne nel vicino paese di Spilamberto. Con l’approvazione del Vescovo di Modena e dei marchesi Rangoni, la piccola comunità di donne si stabilì in una costruzione di proprietà della marchesa Bianca Rangoni e crebbe di numero tanto da potersi dedicare anche l’attivitàdi educandato per le fanciulle della zona.

Nel 1689 ci furono le prime tre vestizioni e verso il 1700 si contavano già 25 suore, che conducevano una vita povera e claustrale. Per l’influsso del celebre frate cappuccino, Bartolomeo Barbieri da Castelvetro, l’istituto religioso si orientò verso la spiritualità cappuccina e le sorelle fecero la loro professione come Clarisse Cappuccine il 9 ottobre del 1691, celebrando poco dopo il loro primo capitolo elettivo.

La Comunità era in rapida espansione, composta da sorelle coriste e converse, queste ultime dedite alla questua, grazie al lavoro delle quali si procedette rapidamente alla costruzione del monastero.

Anche a Fanano, la presenza di madre Angelica, non era rimasta senza frutto e fu così che un gruppo di pie donne, si era riunito per condurre vita religiosa presso la parrocchia, retta da don Giovanni Lolli. Egli stesso poi richiese che due cappuccine del convento di Spilamberto si trasferissero a Fanano per prendersi cura di questo gruppo di donne e così fecero dal 1703 al 1708, fondando il monastero ancora oggi esistente. Tra le religiose che dimorarono in esso si ricordano diverse figure di santità, in particolare Sr. Diamira del Verbo Incarnato. Anche il monastero di Carpi, prese il via nel 1705, grazie a due sorelle provenienti da quello di Spilamberto. Le soppressioni napoleoniche del 1810, arrecarono gravi danni a tutte queste comunità, in particolare al monastero di Spilamberto: le suore dovettero rifugiarsi nelle loro famiglie di origine e a nulla valsero le speranze di conservare almeno l’attività della scuola. Dopo cinque anni, la tenacia di madre Teresa, (contessa Cantarelli di Correggio), fu premiata e si arrivò alla ricostituzione di un piccolo gruppo di sorelle che vissero in abiti secolari nella casa che era stata del confessore, e nel 1816 il Signor Pietro Fabiani riacquistò la proprietà del monastero nel quale le suore, seppur private di chiesa e coro, poterono tornare a vivere a partire dal 1820. Si contavano quattordici sorelle.

Nel 1824 la municipalità di Correggio stava cercando una congregazione religiosa per erigere in quella città una scuola per le fanciulle nell’ex monastero di Santa Chiara.

La costruzione era stata eretta nel 1700, da un gruppo di Terziarie francescane che conducevano vita comune nella città già nel 1605; queste dal 1711 avevano poi assunto la regola di Santa Chiara e la denominazione di Clarisse, ma erano state vittima delle soppressioni del 1810. Fondamentale fu l’impegno della contessa

Caterina Cantarelli, sorella di madre Teresa, che aprì la strada all’insediamento delle Cappuccine a Correggio. Già dal 1826 era stata aperta la scuola gratuita in cui le giovani potevano apprendere i lavori muliebri e presto fu affiancata da una scuola “civile”, che seguiva i programmi ministeriali.

Nel 1830 morì Madre Teresa Cantarelli, ritenuta la seconda fondatrice di questo gruppo di Cappuccine, per la tenacia dimostrata negli anni della soppressione napoleonica. Ma i pericoli oscuri non potevano dirsi finiti. Infatti nel 1866 giunsero nuove soppressioni dello Stato italiano a ostacolare l’impegno delle suore nell’educazione delle fanciulle e nella vita religiosa: tutti i beni del monastero furono incamerati e alle sorelle rimase una piccola pensione che non sarebbe certo stato sufficiente a sopravvivere senza la benevolenza della cittadinanza.

Poi nel 1887 la proprietà dei locali torna a loro per opera di un gruppo di benefattori. Fu la benevolenza della popolazione di Correggio che permise alle Cappuccine, di continuare nella loro opera di insegnamentofino al 1912 e poi di riprenderla nel 1920 come scuola privata ii cui unico sostegno era sulla divina Provvidenza.Quest’attività educativa è risultata una delle caratteristiche del nostro monastero anche per buona parte del novecento. Poi la scarsità di vocazioni, l’assottigliarsi del numero delle sorelle e le mutate condizioni storiche hanno reso impossibile continuare nell’attività formativa.

Adesso siamo una comunità di dieci sorelle, chiamate dal Signore per vivere ii Santo Vangelo nello spirito di S. Francesco e di S. Chiara. Le nostre giornate sono ritmate da preghiera e lavoro.

Particolare spazio è riservato alla Parola di Dio, all’adorazione eucaristica e alla liturgia delle ore. Possiamo aggiungere che un aspetto rilevante è l’intensa comunione con la parrocchia.

Infatti, ogni giorno, in collaborazione con la parrocchia, è molto partecipata nella nostra Chiesa, la celebrazione delle Lodi, seguita dalla Messa e la celebrazione dei Vespri con l’adorazione eucaristica.

Tutta la nostra vita non è altro che servire Dia e i fratelli nella libertà di spirito; e la nostra missione è quella di pregare per tutti i fratelli che sono nel mondo. Come Santa Chiara che ha vissuto portando nel cuore le ansie e le speranze di tutti gli uomini. Oltre alla preghiera c’è il tempo del lavoro. S. Francesco e S. Chiara lo definiscono “una grazia del Signore”. Ognuna, secondo i turni, segue i propri uffici, ad es: sacrestia, lavanderia, cucina, portineria, ostie, ecc….

Il lavoro deve favorire la preghiera e ci rende collaboratrici di Dio. Noi monache, chiamate anche sorelle, viviamo “la vita fraterna”, che è luogo di crescita ed elemento essenziale della nostra “forma di vita”, è generata, alimentata e vivificata dallo spirito del Signore. La vita comunitaria è una meravigliosa avventura… quella della liberazione interiore: la libertà di amare e di essere amati… luogo in cui si può essere se stessi, senza paura, né costrizioni.

Responsabili l’uno della crescita dell’altro come pure ed essere aperti e disponibili a ricevere l’uno il dono dell’altro… per camminare insieme verso e con il Signore.

Come vedete nelle foto, ci sono sorelle provenienti dall’Eritrea che sono state chiamate dalla comunità e dal Vescovo Massimo, unitamente al Vicario Mons. Francesco.

Madre Letizia, ha condiviso la proposta. Le sorelle sono arrivate con entusiasmo, per continuare la vita contemplativa