Storia della Federazione

Le federazioni di monasteri nascono il 21 novembre 1950 con la Costituzione apostolica Sponsa Christi emanata da papa Pio XII.
Pare che l’ispirazione per questo documento e la sua promulgazione venisse al papa da sr. Pascalina Lehnert, sua collaboratrice per alcuni decenni. Nell’immediato dopoguerra sr. Pascalina visitava sovente alcuni monasteri romani a cui prestava aiuto con generi di prima necessità. In queste visite aveva potuto constatare che, come recita la stessa Costituzione, «ci sono non pochi monasteri che purtroppo soffrono la fame, la miseria, l’inedia; e molti conducono, per difficoltà domestiche una vita dura e non più oltre tollerabile. Talaltri poi, quantunque non vivano nell’indigenza, stando però completamente separati dagli altri Monasteri, non di rado languiscono». Segnalò al Papa anche il fatto che a molti monasteri mancava un vero lavoro per provvedere alle necessità quotidiane.
Pio XII incaricò p. Clemente da Santa Maria in Punta (Albino Vicentini 1904-1986), all’epoca predicatore apostolico, di costituire la federazione dei monasteri delle cappuccine. Egli li visitò tutti e constatò che quanto detto dalla Costituzione apostolica corrispondeva alla verità soprattutto circa l’isolamento reciproco. Propose perciò alla sede apostolica di costituire due federazioni: una per i monasteri dell’Italia settentrionale e una per i monasteri del centro sud, che contavano, rispettivamente diciotto e undici monasteri. Sia le due presidenti che i loro consigli erano di nomina pontificia per la durata di un sessennio, non avendo le comunità sufficiente conoscenza reciproca per procedere a regolari elezioni. Sono m. Chiara Francesca Scalfi, abbadessa del monastero di Ferrara, per la federazione del nord che viene denominata di Maria Immacolata, e m. Francesca Venturini per quella del centro-sud sotto il nome di San Giuseppe.
Il decreto di erezione delle federazioni con l’approvazione degli Statuti, a firma del card. Valerio Valeri, prefetto del dicastero e di mons. Arcadio Larraona, segretario, è datato 21 gennaio 1955; p. Clemente è il primo assistente federale, e dà comunicazione dell’avvenuta erezione il 9 marzo 1955.
Le sedi delle due federazioni sono fissate nei monasteri delle due presidenti, che subito erigono un noviziato comune nei loro stessi monasteri, noviziato che comprende non solo l’anno di noviziato vero e proprio, ma anche i tre anni del cosiddetto professorio, ovvero i tre anni di professione temporanea.
Allo scadere del sessennio le due federazioni sono convocate nella prima assemblea federale (1961) ed è la prima volta che abbadesse e delegate di comunità possono incontrarsi fisicamente. Tale assemblea conferma le due presidenti.
Alla scadenza successiva (1967) in assemblea congiunta si decide per l’unificazione delle due federazioni nella federazione delle Clarisse Cappuccine d’Italia Sacra Famiglia, presidente m. Secondina Bosio del monastero di Torino San Vito, con relativa unificazione dei noviziati. La sede del noviziato unico sarà in un primo momento nel monastero di Roma, via Aurelia Antica, poi spostato a Torino San Vito. Seguiranno, a scadenza regolare le assemblee elettive, come segue:

  • 1973 m. Secondina Bosio (Torino, S.V.)
  • 1979 m. Maddalena Erba (Città di Castello)
  • 1985 m. Maddalena Erba (Città di Castello)
  • 1991 m. Antonella Perugini (Roma A.)
  • 1997 m. Antonella Perugini (Roma A.)
  • 2003 m. Chiara Francesca Barbera (Palermo)
  • 2009 m. Stefania Monti (Lagrimone, PR)
  • 2015 m. Assunta Bertone (Moncalieri, TO)
  • 2020 m. Chiara Francesca Lacchini (Primiero, TN)
 

Le prime presidenti ebbero un compito non facile. Benché tutti i monasteri con l’eccezione di uno solo, avessero aderito alle federazioni, era abbastanza chiaro che questo era avvenuto per obbedienza alla chiesa e deferenza verso il papa più che per intima convinzione e che restava in alcune sorelle un’ombra di comprensibile diffidenza. Ombra che si dissipò presto, per altro, perché i vantaggi sotto forma di aiuti materiali o di persone e dal punto di vista della formazione erano evidenti. In alcune comunità, allora nel pieno delle forze, venne organizzato un lavoro produttivo che consentì alle sorelle di vivere con una certa autonomia.
Si profilò anche, da subito, la necessità di chiudere qualche comunità, e tuttavia qualche altra se ne aggiunse: di Terziarie, per esempio, decise a professare la Prima Regola e quindi a entrare in federazione, così come si incrementarono i monasteri in missione: in Thailandia, Cile ed Eritrea.
Il noviziato comune ebbe alterne fortune, anche a causa del fluttuare del numero delle candidate, mentre per anni sono proseguiti corsi di formazione sia per le professe semplici sia per le altre sorelle. Si può anzi dire che il problema della formazione sia sempre stato sentito come prioritario, venendo invece a mancare le forze per altri tipi di aiuto.

Sr Stefania Monti